Mare

Mare

domenica 21 novembre 2010

IL MIO NEMO


Ogni giorno...piano piano in punta di piedi.. in silenzio....mi giro e mi rigiro per la casa in cerca dei tuoi occhioni .....pieni di parole....pieni di speranza...pieni di gioia....pieni di noi.....
Il tuo respiro affannoso....il tuo ansimare......il tuo non abbaiare.....improvvisamente hanno lasciato il mio udire.... ma non il mio cuore.....che batte ritmando il tuo dolce ricordo......
Ricordo di prati verdi come soffici tappeti, strade polverose per gironzolare solitari, panchine nel parco per il riposo insieme al nostro Nonno Capo, scale a due a due per il meritato biscottino della nonna.....
C'eri sempre nelle corse, nelle risate, nei silenzi, nelle gioie, nei dolori, nelle separazioni, nelle feste ......hai scandito giorno per giorno la nostra vita con la tua vita......
Grazie per la fiducia e l'amore che ci hai lasciato.....

sabato 20 novembre 2010

A MIA MADRE ---per non dimenticare---


Non posso piu' donarti un sorriso, è vero

Dare una carezza alla tua guancia scarna

Ascoltare le tue vecchie storie celate di mistero

Sostenere la tua andatura stanca

Nasconderti le mie paure o condividere il mio successo.

Lo so, tristemente e lento avanza

nemico il tempo a te concesso.

Come una foglia portata dal vento

Leggera e silenziosa si scivolata via.

Angelo ,ferma il mio dolore lento

che ancora stringe l'anima mia.

Angelo, ascolta il mio cuore

che non vuole dimenticare

il suo volto, la sua vove, il suo amore.

Angelo, ti prego non l'abbandonare

Veglia il suo riposo e la sua pace.

Angelo, asciuga le mie lacrime

e fa che il mio dolore tace.



tua figlia Caterina

giovedì 18 novembre 2010

AMANDO I FIGLI


I Figli non voi li crescete, ma essi crescono voi. Sono essi i vostri educatori, perché attendono che voi siate nel bene prima di imitarvi.

E quando dite: Daremo la vita a un figlio, sapete quale vita state dando? Non la loro, ma la vostra.

Se non avete compreso questo, meglio sarebbe serrare i fianchi e proseguire oltre.

E quando dite: I Figli sono la nostra croce, rallegratevi che essi vi abbiano inchiodato impedendovi di finire nel baratro.

Ed anche quando dite: I nostri Figli ci tolgono un mucchio di tempo, domandatevi se tutto quel tempo che vi viene tolto sarebbe impiegato meglio.

Nella loro infanzia ascoltate i vostri Figli, perché sui loro visi è ancora impigliato qualche frammento del sorriso con cui li hanno rivestiti gli angeli.

Nel tenerli per mano, non date loro fretta, ma camminate al loro passo, perché vogliono guarirvi dal vostro correre.

Non fate ad essi doni, ma donate voi stessi. I doni sono il vostro alibi per non regalare voi a loro.

Consegnatevi nelle loro mani, perché hanno quella saggezza che voi perdeste.

Chiamateli per nome, ed essi chiameranno il bimbo in voi, quello che da soli non riuscivate a rianimare, e lo faranno giocare nel giardino della Vita.

E nella loro adolescenza ascoltate i vostri Figli. Gran parte del muro che in quei giorni spesso vi oppongono non l'hanno costruito coi loro mattoni ma coi vostri.

Non chiedete ad essi cose che già voi non fate. Se siete saggi, vi basterà essere voi stessi.

Ma se non lo siete, non saturateli di limiti senza indicare loro le mete, bensì mostrate di queste la bellezza, e otterrete di più che non mostrando i pericoli di eventuali abissi.

Non affliggetevi se educandoli alle regole essi non le rispetteranno. In realtà tremerebbero di paura se tali regole non vi fossero.

Le loro trasgressioni sono per collaudarne la veridicità. Altre volte per reclamare invece il vostro rimprovero, a testimonianza del vostro amore per loro. Se vi feriranno è perché avete porto loro la vostra vulnerabilità. O perché avete dato senza insegnare a dare.

Talvolta sbattendo la porta vi lasceranno, ma anche se li vedete partire, le navi con cui salpano hanno stive colme dei doni consegnati dalle vostre parole buone. E alla prima tempesta vi si rifugeranno.

Voi siete i seminatori dei loro campi, non i raccoglitori delle loro messi. E la vostra missione consiste nel donare sempre, anche quando la lama della loro libertà vi taglierà le mani.

Nella loro giovinezza, infine, ascoltate i vostri Figli. Con stupore scorgerete che vi hanno superato, che la loro nave ha oltrepassato tutti i primi scogli, ed ora non ha che davanti lo scoglio più pericoloso: voi. Saranno infatti chiamati lungo vie di realizzazione che voi non conoscete, e ciecamente sbarrerete loro le strade.

Ma alla pianta è dato di generare, e non di contenere ciò che genera. Ritenete i vostri progetti più grandi dei progetti che ha la Vita? Non tratteneteli, dunque. Avete donato loro la vostra vita: ora riprendetevela, donando loro di rinunciare a trattenerli.

Sgombrate il vostro cuore da ogni brama di ricevere, perché se il vostro flauto non è cavo, la rinnovata melodia della Vita non potrà attraversarlo.

Se vivrete questa perfetta donazione, saprete amarli nel loro nuovo aspetto, e allora, siano essi Figli del vostro stesso sangue, o siano essi Figli scelti dal cuore, avrete compiuto il terzo passo della vostra crescita.

Potrete così udire le note universali trapassarvi dentro, e capirete che attraverso di voi la Vita ha composto un nuovo canto".

da Il Profeta del Vento, di Stefano Biavaschi - 

Alla mia maestra..delle scuole elemantari....ricordi.del primo giorno di scuola ....


Alla mia maestra

Lo so, ormai è chiaro che la nostalgia del tempo che fu ci fa rivivere la nostra vita come il nastro di un film che si sta riavvolgendo dalla fine all'inizio. Inizio che comincia con me piccola piccola e negli occhi lo spavento anzi il terrore di un mondo nuovo, un grande edificio di colore giallo, tante scale, tanti bambini chiassosi, un uomo con una divisa strana, donne e uomini che tengono per mano i loro piccoli come me, e che come me indossano un grembiulino bianco per le femminucce e con un fiocco blu, e per i maschietti uno blu con il fiocco bianco. Strane manovre di separazione in un grande cortile di bambini , separati i maschi dalle femmine si riparte a separare i più grandi a scalare fino ai più piccoli. Nel momento che sono costretta a lasciare la mia manina da quella grande e sicura di mio padre, sento nel mio cuore la certezza che prima della fine della brutta avventura che mi aspetta, sarò mangiata, sarò fatta in piccoli pezzetti da qualcuno grande e scalmanato...Eccomi al momento dei saluti con mio padre,non piango , rimango muta, solo gli occhi parlano da soli, insieme ad altre bambine una signora con i capelli bianchi ci chiama per nome e in fila indiana ci accompagna in una grande stanza, l'aula della classe prima . Tre file di banchi a nostra misura con le relative sedioline, una grande lavagna e un tavolo pieno di cartelle dietro il quale siede quella signora...la signora maestra .La maestra che con il tempo rappresenterà la mia seconda mamma, la signora Ferdinanda Pistininzi Alecce...la maestra che mi accompagnerà per 5 lunghi anni, che prenderà la mia manina affidatole da mio padre, nell'esperienza più traumatica della mia vita...superare la mia immensa timidezza fatta di mutismo, di tremori, di rossori vistosi...Mi affidava sempre dei compitini di organizzazione della classe, andare a prendere dei gessetti nuovi in fondo al corridoio nello stanzino del bidello, o il cancellino dalla maestra della classe a fianco, o portare il registro in segreteria...Le mie gambe tremavano percorrendo il corridoio, rimanevo ferma con il cuore che scoppiava e il pugno sospeso nell'aria perchè non c'era il coraggio di bussare alla porta della classe di fianco. Pensavo: dovrò parlare, sentiranno la mia vocina, e tutte le fiamme che avvolgeranno il mio visino saranno lì visibili a tutti. Tutti rideranno di me e io vorrò morire!!

Ero brava, la piu' brava della classe purtroppo, e dico purtroppo perchè questo comportava essere sempre in prima linea, a vista di tutti per leggere i miei compitini, per recitare le poesie a memoria, per spiegare una operazione matematica, cosa avrei dato per essere più ignorante e passare inosservata...Avevo astio per la mia maestra, la signora maestra Pistininzi voleva da me cose del'altro mondo, io non capivo che lo faceva per il mio bene, per sciogliere il mio carattere chiuso....ma le altre bambine della mia classe prendevano le attenzioni verso di me come unprivilegio esclusivo a loro negato, erano invidiose e mi perseguitavano con sberleffi per la strada nel rientro a casa. Pensavo ...tutta colpa della maestra e di mi padre che mi ha affidato a lei, mi vogliono morta e allora forse è meglio morire davvero!!Che pensieri funebri avevo, niente allegria come le bambine della mia età....Comunque a poco a poco si faceva vivo nel mio cuore l'affetto per la maestra fonte di vita con i suoi insegnamenti...Non solo scolastici ma anche pratici...il ricamo, il lavoro a maglia, il disegno,il canto, l'arte, la musica...Quanto l'ho amata e negli anni successivi le scuole elementari non ho mai mancato di andare a trovarla in pensione con mio padre per donarle un fiore ed un mio sorriso. Grazie.

Soffio


Un soffio di aria gelida,

uno solo,

e la debole fiamma dell' amore vacilla.

Luce fioca,

e' vero,

per illuminare le oscure vie

delle nostre anime

perse tra i flutti

del mare della nostalgia.

Lunghi silenzi che

scandiscono il tempo

del nostro cammino,

lunghi silenzi che

scuotono la pace della notte,

lunghi silenzi che

uccidono piu' di una lama tagliente.

Ma nel buio del nostro amore

la mia mano che

cerca il tuo viso.

il mio cuore che

vibra con le tue emozioni,

i miei ricordi che

vivono nelle tue gioie,

le mie paure che

svaniscono con il tuo sorriso.

Nel ritrovato amore che

lentamente ci accompagna

alla fine della bianca strada..



Caterina

NEL MIO MONDO


Nel mio piccolo mondo velocemente avanzano le tenebre.

Nere, cupe, violente si muovono rumorose

e spaventano i miei pensieri.

Sono i fantasmi dei ricordi che confusamente

popolano le mie notti.

Notti insonni e agitate, notti solitarie e paurose, notti silenziose e tristi.

La debole luce dei lampioni che filtra dalla finestra

allunga le ombre fino ai miei occhi.

Scendono lacrime calde a rigare le mie guance fredde.

Mi avete lasciata sola,

sola con il mio dolore, sola con il mio inutile amore, sola con i miei pensieri.

Voi che popolate la mia notte oscura

parlate al mio cuore con parole di pace e di quiete.

Lasciate la luce e la gioia nei miei occhi

per illuminare il nuovo giorno

ed essere felice di aver vissuto

pienamente con il vostro amore.

Caterina

sabato 30 ottobre 2010

MA …..CHI SONO???


Ciao a tutti conosciuti o non, sono Caterina di anni 54...moglie, madre, da poco nonna, sorella..non più figlia..nel senso che mi mancano così tanto i miei genitori ..ma la vita comprende anche la morte! Scusate il divagare.....allora la prima cosa che mi viene di dire di me è il soprannome che mia madre mi ha dato fin da piccola "L'incompiuta di schubert" perchè in tutte le mie cose ne inizio contemporaneamente più di una e poi mi perdo la strada per la fine..
La timidezza e l'arrossire sono il mio cruccio ed è da sempre che ci sto lavorando sopra su più fronti, ma nonostante questo non mi sono mai negata alla vita anzi chissà perché mi ritrovo sempre in prima linea per qualsiasi situazione. Per quasi 40 anni sono stata così taciturna da far paura... Vedo tutto al contrario nel senso che lato sinistro degli altri è la mia destra e viceversa...leggo il giornale e le riviste dalla fine, indicare sopra o sotto è una tragedia, archivio le cose in modo bislacco ...Piango per un film , un libro, una canzone, una poesia, soffro per le notizie del giornale. Quando guido rispetto alla lettera la segnaletica ...che prima o poi le prenderò da qualcuno... Amo le piccole cose che rappresentano un tesoro inestimabile...un pensiero ai miei figli, il caffè della mattina, uno sguardo alle mie piantine, le coccole al mio cane, la colazione servita a letto a mio marito tutte e tutte le mattine...il buongiorno alle mie colleghe di ufficio, un sorriso e una bella parola sempre,un buon bicchiere di vino rosso, il gelato....l'elenco è lungo ma sono le cose di molte persone..niente di più o di meno...Amo la sincerità e non riesco ancora ad oggi a capire se mi stanno mentendo, non capisco i doppi sensi,e neppure le barzellette!!!! Ho superato momenti tristi...anoressia, depressione, solitudine,abbandoni, mali incurabili dei miei cari, ma non mai smesso di sorridere. tutte le mattine guidando verso il lavoro dico le mie preghierine e lodo il Signore per ciò' che mi ha donato e mi dà!
Sono arrivata a conoscere FB per comunicare con mio figlio che vive in Inghilterra , con le mie amiche di lavoro e con persone che dividono con me l'hobby ..della pittura acrilica e decoupage...e poi ho trovato tanti amici in un gruppo.
Difetti mio marito dice che sono "capatosta" e il contrario di tutto...ma il mio è estro e libertà di pensiero......e per i figli sono una rompina...

CON IL TEMPO HO IMPARATO…..IL TEMPO MI HA INSEGNATO


CON IL TEMPO HO IMPARATO…..IL TEMPO MI HA INSEGNATO

Passano gli anni, si allontanano gli amici, perdiamo i nostri cari,
i sogni svaniscono, la realtà forse ci delude o ci ricompensa,
la sofferenza si fa nostra sorella, le difficoltà ci appaiono insopportabili,
la strada della vita ci riserva delle insidie ed è faticosa da percorrere
..ma con il tempo ho imparato che non siamo mai veramente SOLI.

E’ con la pienezza d’animo, con l’autostima che scaliamo le montagne
E il gigante che è in noi non si fa attaccare ma difende……

Ho imparato che non devo mai dimenticare di donare un sorriso, vero e di cuore,
che non devo mai smettere di ringraziare per la vita che mi è stata concessa ,
che devo amare ma non soffocare…

domenica 3 ottobre 2010

DOMANI SARA' --quarto capitolo --

Fu un pianto silenzioso quasi muto . Non si percepiva neppure un sospiro quasi a non voler turbare in nessun modo quel momento così privato e rigoroso. Le lacrime scendevano copiose e Barbara con gli occhi chiusi cercava allo stesso tempo di riaccendere i ricordi olfattivi, sentire il profumo di sapone dei vestiti della giovane zia,i suoi capelli con i riccioli ribelli al profumo di balsamo alle erbe, la macchinetta del caffè dalla cucina che borbottava con un inconfondibile aroma di espresso, la zuppa di pesce della nonna che bolliva piano piano, il sigaro del nonno. Ma tutto era ormai spento, tutto il passato a fatica poteva riemergere.

Si staccò quasi nervosa da quell'abbraccio e come un'estranea chiese educatamente alla zia come era andato il suo viaggio fino a lì.

“ Bene, tutto bene il viaggio , grazie, e il tuo ? Siamo forse ambedue un po' stanche per i fusi orari ma avremo tempo di riposare dopo, dopo i saluti e aver sistemato i nostri bagagli , vero Barbara? “

“ Si , non ti preoccupare va tutto bene, ho avuto modo di rilassarmi con un piccolo intervallo turistico e un buon caffè che mi ha offerto una persona speciale, ma ora ho desiderio, se permetti, di girare per la vecchia casa , di sentire il pavimento scricchiolare sotto i miei passi e di affacciarmi dal balconcino per godere della vista sulla piazzetta con la facciata della Chiesa . “

“ Oh , fai pure . Allora di lascio da sola. E mi ritiro nella cucina , stavo preparando qualcosa per cena “.

Così mentre la zia Serena spariva in cucina , Barbara con esitazione dal corridoio entrava nella stanza che , tanto tempo fa, era la sua, il suo mondo e il suo rifugio. Con delusione vide che non solo il colore delle pareti era mutato ma i vecchi mobili che erano appartenuti prima a sua nonna e poi a lei erano spariti per far posto a qualcosa di moderno che non riconosceva. Ovviamente erano della famiglia che vi aveva abitato fino a pochi anni prima. La camera padronale dei nonni, quella dei suoi fratelli e di suo padre, la grande sala, tutto era mutato nel tempo, in fondo che cosa cercava, che pretendeva, trentacinque ’anni sono una vita e tutto si muta, tutto si trasforma nel tempo, come le cose materiali anche i sentimenti, le emozioni, i ricordi.

Quasi con stizza lasciò il giro delle camere e si diresse percorrendo il lungo corridoio ,in fondo, nella cucina da dove proveniva un invitante odore di zuppa di pesce. La zia Serena per farle cosa gradita si era impegnata nella preparazione della cena con un piatto che a loro, in famiglia, rappresentava il piatto delle feste, e quindi lo considerava ora come il piatto dei ricordi. Barbara si rivolse alla zia con commozione:

“Zia hai fatto questo in mio onore? Hai pensato che solo qui in questa grande cucina e con il pesce del mio paese potessi gradire la cena più gustosa dopo anni e anni di pietanze estere, in giro per il mio lavoro? Ti sono grata , un pensiero gentile , capisco che anche per te non sia facile questo momento, il nostro incontro e che volessi in qualche modo ricreare un'atmosfera rassicurante per entrambe. Ma devo far leva sulle mie emozioni contrastanti e non sai quanto vorrei potermi sedere qui intorno a questo tavolo insieme a te e parlare, mangiare, scherzare, bere, ridere, ricordare, raccontarci la nostra vita, le gioie, le sofferenze, i sogni, le speranze, le conquiste, gli amori, i dolori...ma sento un freno, una resistenza nel mio cuore e ti chiedo di darmi del tempo, a piccoli passi , voglio riconquistare il nostro magnifico rapporto di un tempo, la nostra stima, l'adorazione per la mia magnifica zia Serena! “

“ Cara capisco perfettamente e sei libera di comportarti come credi sia meglio per te in questo momento, non sentirti in obbligo in nessun modo”

“Allora, scusami zia , ma sento il bisogno di ritirarmi in camera e per la tua zuppa , se non ti dispiace, penso che la mangeremo anche riscaldata domani,sarà sempre una zuppa speciale. Con permesso mi ritiro nella camera che mi hai preparato.”

“ Si , Barbara, fai pure con tranquillità , riposa bene e se desideri qualcosa chiamami pure.”

Barbara si diresse verso la camera da letto che era stata dei nonni, dove già la zia Serena aveva fatto mettere i suoi bagagli, e stanca ma molto stanca si preparò in fretta per riposare.

Il sonno si impadronì dei suoi pensieri in un attimo e non si accorse minimamente che la zia Serena ferma vicino al suo letto la guardava dormire . Non voleva violare la sua stanza ma desiderava da tempo avere un contatto quasi materno con la sua meravigliosa nipote Barbara. Negli anni si erano tenute in contatto con lettere, email,video chiamate, incontro veloci in giro per il mondo ma non avevano avuto mai modo di confidarsi, di raccontarsi con il cuore in mano, di chiarirsi dopo anni e anni di rapporti freddi , erano passate da una fase adolescenziale idilliaca fatta di complicità ed ammirazione reciproca e una mezza età formale, educata ma distante.

La sveglia della mattina veniva dalla cucina, l'inconfondibile aroma del caffè e il dolce profumo del ciambellone al limone. Barbara si stiracchiò pigra nel letto e girando lo sguardo per la stanza attese alcuni secondi per mettere a fuoco lo spazio e il tempo. Ecco, era nella sua vecchia casa, quella che lei considerava la vera e l'unica casa della sua vita. Girando per il mondo non si era mai veramente attaccata a nessun ambiente in particolare, per lo più residenze già arredate, molto più pratiche e meno dolorose da lasciare.

“ Barbara, tesoro, vieni in cucina per la colazione o se vuoi la servo qui, se sei ancora stanca” la zia Serena , ferma sulla porta della mia camera e sempre bella nonostante gli anni che passano.

“ No, no, arrivo tra un momento , preferisco la colazione in cucina, comodamente seduta insieme a te a gustare la squisita colazione e a chiacchierare per fare il punto della giornata “.

“ Si hai ragione dobbiamo fare il programma degli appuntamenti che ci aspettano e verificare che agenzia immobiliare abbia provveduto a convocare l'acquirente per domattina dal notaio. Hai portato le deleghe dei tuoi fratelli? Hai tutti i documenti a posto? Dobbiamo sistemare con la banca …

“ Oh oh, zia ...un attimo! Sei un treno..Aspetta, prima il caffè e una bella fetta di dolce e poi ragiono meglio. Fammi godere di questa splendida mattina , non vedi che bel sole arriva dal terrazzo e se ti concentri si possono udire le voci che vengono dal mercato “.

“ Si, scusa hai ragione, è un vizio quello di programmare gli impegni di lavoro del giorno subito ,di prima mattina , e di non curarmi del resto, tipo le smancierie con marito, figli, nipoti, non sono abituata, forse il mio lavoro su questo mi ha anaridito un poco . Sai, essere responsabile di un settore delicato come il mio mi tiene sempre all'erta ad avere tutto sotto controllo o almeno spero.

“ Non ti preoccupare, capisco , anche per me è lo stesso ma qui mi sono fatta catturare dall'atmosfera calma e pacata che vi regna , mi ha quasi ipnotizzata e mi voglio far conquistare. “

“ Bene ,allora voglio darti ragione e rimandiamo di un paio d'ore i nostri impegni: concediamoci un giro veloce al mercato . Prepariamoci per uscire , insieme tu ed io, sottobraccio per il Corso fino al lungomare, al mercato, tra i nostri compaesani.

DOMANI SARA' -- terzo capitolo --

Ma non direi proprio niente di speciale quando si hanno due figli! Sono loro il futuro, il nostro futuro, e il compito del genitore è di sostenerli sempre. Prima mano nella mano per aiutarli a camminare, poi da adolescenti dispensando consigli, da ragazzi non farli sentire soli quando hanno sbagliato e soffrono, poi ancora da adulti seguirli in silenzio da lontano mentre percorrono le strade della vita. Amore e fiducia, sempre.” Barbara fece un lungo respiro, aveva fatto tutto il discorso con tale passione da rimanere senza fiato.
“ Caspita, Barbara ,mi fai sentire fiero di essere padre, un buon padre. Certo ho sbagliato qualche volta nel tempo, ero assente dal loro mondo ma piano piano ho capito e sono diventato il loro punto di riferimento e loro per me la continuità della vita. Non ho puntato su di loro i miei desideri , accetto e sostengo le loro scelte, i loro desideri e sono felice che mi rendano partecipe. “
“ Allora sono contenta per te, per la tua famiglia. E complimenti per il tuo regno, la barca , semplice ma di gusto. “
“ Scusa Barbara, posso farti una domanda personale? “
“Dimmi”. Ma ero sulle difensive e nervosa.
“ Cosa ti porta qui, dopo tanti anni? E perché da sola? “
Ecco l’angoscia riapparire sul volto di Barbara. Era troppo presto, non poteva, non riusciva a parlare, sapeva che i moltissimi anni di lontananza che separavano lei e Giorgio non si potevano cancellare con un fumante caffè e quattro chiacchiere, bisognava avere molta confidenza per dare delle risposte.
Da brava giornalista rimase sul vago: “ Ritorno al passato per nostalgia di una vecchia signora, niente di più! Cammino a ritroso da fare da sola.”
Giorgio si era reso conto di aver provocato una certa freddezza tra lui e Barbara e con garbo e gentilezza le propose una piccola gita in barca lungo la costa per gustare degli odori e dei colori che offriva la natura in quel periodo.
“ Su Barbara per farmi perdonare le domande inopportune,concedimi una sola ora di spensieratezza insieme per ammirare questo mare splendido. Al rientro ti lascerò alle tue cose e mi rimarrà la gioia di averti rivista e forse aiutata con questa gita in un momento poco sereno” .
“ Accetto volentieri . Ho sempre avuto nostalgia di questa costa con le meravigliose insenature che mio padre mi aveva fatto amare”
La giornata si stava rivelando diversa da come Barbara prevedeva e si fece catturare dagli eventi piacevoli del momento. Al rientro avrebbe ripreso il suo viaggio personale nel passato.
Dalla barca, da lontano ,riempì forse per l'ultima volta i suoi occhi e il suo cuore con i colori, i suoni, e le bellezze del suo paese consapevole di non poterci tornare più.
“ Giorgio, per favore, possiamo rientrare? Sai la mia pausa è scaduta e devo affrettarmi a rientrare. Ti ringrazio per questa piacevole mattinata che ricorderò con affetto ma il dovere mi chiama.”
“ Hai tuoi ordini Madame! Dietrofront velocemente e con il vento in poppa!Sarai al porto sana e salva per rituffarti nella tua vita di oggi “.
Ormeggiata la barca e scesa dalla passerella Barbara si affrettò a salutare Giorgio con affetto ma la fretta aveva preso il sopravvento e sembrava quasi maleducata a scappare via in quel modo:
“ Devo andare e porterò con me questo momento sereno, ti ringrazio e ti auguro tutto il bene possibile ma....addio “
“ Si, si, ho capito che non avrò più modo di incontrarti di nuovo. Anche io conserverò nei miei ricordi più belli questa mattinata. Buona fortuna Barbara “.
Giorgio la guardò andare via con passo veloce e sicuro e piano piano sparì nei vicoli che portavano verso il centro della cittadina.
“ Ecco “ pensò Barbara “ ora sono pronta ad affrontare la realtà , non avrò paura del passato “.
Si trovava ancora davanti a quel portone ma questa volta suonò il campanello. Uno scatto fece aprire il pesante portone e dopo averlo aiutato ad aprirsi completamente non le restò che salire quei ripidi scalini fino al primo piano. Ad accoglierla una distinta signora con un gioioso sorriso sulle labbra e le braccia aperte per un abbraccio affettuoso: la zia Serena, il suo idolo e il suo passato. Con il cuore pieno di un misto di sentimenti dall'amore alla rabbia, dalla gioia alla tristezza, Barbara si tuffò in quell'abbraccio e le lacrime cominciarono a rigare silenziosamente i loro volti.