Mare

Mare

domenica 21 novembre 2010

IL MIO NEMO


Ogni giorno...piano piano in punta di piedi.. in silenzio....mi giro e mi rigiro per la casa in cerca dei tuoi occhioni .....pieni di parole....pieni di speranza...pieni di gioia....pieni di noi.....
Il tuo respiro affannoso....il tuo ansimare......il tuo non abbaiare.....improvvisamente hanno lasciato il mio udire.... ma non il mio cuore.....che batte ritmando il tuo dolce ricordo......
Ricordo di prati verdi come soffici tappeti, strade polverose per gironzolare solitari, panchine nel parco per il riposo insieme al nostro Nonno Capo, scale a due a due per il meritato biscottino della nonna.....
C'eri sempre nelle corse, nelle risate, nei silenzi, nelle gioie, nei dolori, nelle separazioni, nelle feste ......hai scandito giorno per giorno la nostra vita con la tua vita......
Grazie per la fiducia e l'amore che ci hai lasciato.....

sabato 20 novembre 2010

A MIA MADRE ---per non dimenticare---


Non posso piu' donarti un sorriso, è vero

Dare una carezza alla tua guancia scarna

Ascoltare le tue vecchie storie celate di mistero

Sostenere la tua andatura stanca

Nasconderti le mie paure o condividere il mio successo.

Lo so, tristemente e lento avanza

nemico il tempo a te concesso.

Come una foglia portata dal vento

Leggera e silenziosa si scivolata via.

Angelo ,ferma il mio dolore lento

che ancora stringe l'anima mia.

Angelo, ascolta il mio cuore

che non vuole dimenticare

il suo volto, la sua vove, il suo amore.

Angelo, ti prego non l'abbandonare

Veglia il suo riposo e la sua pace.

Angelo, asciuga le mie lacrime

e fa che il mio dolore tace.



tua figlia Caterina

giovedì 18 novembre 2010

AMANDO I FIGLI


I Figli non voi li crescete, ma essi crescono voi. Sono essi i vostri educatori, perché attendono che voi siate nel bene prima di imitarvi.

E quando dite: Daremo la vita a un figlio, sapete quale vita state dando? Non la loro, ma la vostra.

Se non avete compreso questo, meglio sarebbe serrare i fianchi e proseguire oltre.

E quando dite: I Figli sono la nostra croce, rallegratevi che essi vi abbiano inchiodato impedendovi di finire nel baratro.

Ed anche quando dite: I nostri Figli ci tolgono un mucchio di tempo, domandatevi se tutto quel tempo che vi viene tolto sarebbe impiegato meglio.

Nella loro infanzia ascoltate i vostri Figli, perché sui loro visi è ancora impigliato qualche frammento del sorriso con cui li hanno rivestiti gli angeli.

Nel tenerli per mano, non date loro fretta, ma camminate al loro passo, perché vogliono guarirvi dal vostro correre.

Non fate ad essi doni, ma donate voi stessi. I doni sono il vostro alibi per non regalare voi a loro.

Consegnatevi nelle loro mani, perché hanno quella saggezza che voi perdeste.

Chiamateli per nome, ed essi chiameranno il bimbo in voi, quello che da soli non riuscivate a rianimare, e lo faranno giocare nel giardino della Vita.

E nella loro adolescenza ascoltate i vostri Figli. Gran parte del muro che in quei giorni spesso vi oppongono non l'hanno costruito coi loro mattoni ma coi vostri.

Non chiedete ad essi cose che già voi non fate. Se siete saggi, vi basterà essere voi stessi.

Ma se non lo siete, non saturateli di limiti senza indicare loro le mete, bensì mostrate di queste la bellezza, e otterrete di più che non mostrando i pericoli di eventuali abissi.

Non affliggetevi se educandoli alle regole essi non le rispetteranno. In realtà tremerebbero di paura se tali regole non vi fossero.

Le loro trasgressioni sono per collaudarne la veridicità. Altre volte per reclamare invece il vostro rimprovero, a testimonianza del vostro amore per loro. Se vi feriranno è perché avete porto loro la vostra vulnerabilità. O perché avete dato senza insegnare a dare.

Talvolta sbattendo la porta vi lasceranno, ma anche se li vedete partire, le navi con cui salpano hanno stive colme dei doni consegnati dalle vostre parole buone. E alla prima tempesta vi si rifugeranno.

Voi siete i seminatori dei loro campi, non i raccoglitori delle loro messi. E la vostra missione consiste nel donare sempre, anche quando la lama della loro libertà vi taglierà le mani.

Nella loro giovinezza, infine, ascoltate i vostri Figli. Con stupore scorgerete che vi hanno superato, che la loro nave ha oltrepassato tutti i primi scogli, ed ora non ha che davanti lo scoglio più pericoloso: voi. Saranno infatti chiamati lungo vie di realizzazione che voi non conoscete, e ciecamente sbarrerete loro le strade.

Ma alla pianta è dato di generare, e non di contenere ciò che genera. Ritenete i vostri progetti più grandi dei progetti che ha la Vita? Non tratteneteli, dunque. Avete donato loro la vostra vita: ora riprendetevela, donando loro di rinunciare a trattenerli.

Sgombrate il vostro cuore da ogni brama di ricevere, perché se il vostro flauto non è cavo, la rinnovata melodia della Vita non potrà attraversarlo.

Se vivrete questa perfetta donazione, saprete amarli nel loro nuovo aspetto, e allora, siano essi Figli del vostro stesso sangue, o siano essi Figli scelti dal cuore, avrete compiuto il terzo passo della vostra crescita.

Potrete così udire le note universali trapassarvi dentro, e capirete che attraverso di voi la Vita ha composto un nuovo canto".

da Il Profeta del Vento, di Stefano Biavaschi - 

Alla mia maestra..delle scuole elemantari....ricordi.del primo giorno di scuola ....


Alla mia maestra

Lo so, ormai è chiaro che la nostalgia del tempo che fu ci fa rivivere la nostra vita come il nastro di un film che si sta riavvolgendo dalla fine all'inizio. Inizio che comincia con me piccola piccola e negli occhi lo spavento anzi il terrore di un mondo nuovo, un grande edificio di colore giallo, tante scale, tanti bambini chiassosi, un uomo con una divisa strana, donne e uomini che tengono per mano i loro piccoli come me, e che come me indossano un grembiulino bianco per le femminucce e con un fiocco blu, e per i maschietti uno blu con il fiocco bianco. Strane manovre di separazione in un grande cortile di bambini , separati i maschi dalle femmine si riparte a separare i più grandi a scalare fino ai più piccoli. Nel momento che sono costretta a lasciare la mia manina da quella grande e sicura di mio padre, sento nel mio cuore la certezza che prima della fine della brutta avventura che mi aspetta, sarò mangiata, sarò fatta in piccoli pezzetti da qualcuno grande e scalmanato...Eccomi al momento dei saluti con mio padre,non piango , rimango muta, solo gli occhi parlano da soli, insieme ad altre bambine una signora con i capelli bianchi ci chiama per nome e in fila indiana ci accompagna in una grande stanza, l'aula della classe prima . Tre file di banchi a nostra misura con le relative sedioline, una grande lavagna e un tavolo pieno di cartelle dietro il quale siede quella signora...la signora maestra .La maestra che con il tempo rappresenterà la mia seconda mamma, la signora Ferdinanda Pistininzi Alecce...la maestra che mi accompagnerà per 5 lunghi anni, che prenderà la mia manina affidatole da mio padre, nell'esperienza più traumatica della mia vita...superare la mia immensa timidezza fatta di mutismo, di tremori, di rossori vistosi...Mi affidava sempre dei compitini di organizzazione della classe, andare a prendere dei gessetti nuovi in fondo al corridoio nello stanzino del bidello, o il cancellino dalla maestra della classe a fianco, o portare il registro in segreteria...Le mie gambe tremavano percorrendo il corridoio, rimanevo ferma con il cuore che scoppiava e il pugno sospeso nell'aria perchè non c'era il coraggio di bussare alla porta della classe di fianco. Pensavo: dovrò parlare, sentiranno la mia vocina, e tutte le fiamme che avvolgeranno il mio visino saranno lì visibili a tutti. Tutti rideranno di me e io vorrò morire!!

Ero brava, la piu' brava della classe purtroppo, e dico purtroppo perchè questo comportava essere sempre in prima linea, a vista di tutti per leggere i miei compitini, per recitare le poesie a memoria, per spiegare una operazione matematica, cosa avrei dato per essere più ignorante e passare inosservata...Avevo astio per la mia maestra, la signora maestra Pistininzi voleva da me cose del'altro mondo, io non capivo che lo faceva per il mio bene, per sciogliere il mio carattere chiuso....ma le altre bambine della mia classe prendevano le attenzioni verso di me come unprivilegio esclusivo a loro negato, erano invidiose e mi perseguitavano con sberleffi per la strada nel rientro a casa. Pensavo ...tutta colpa della maestra e di mi padre che mi ha affidato a lei, mi vogliono morta e allora forse è meglio morire davvero!!Che pensieri funebri avevo, niente allegria come le bambine della mia età....Comunque a poco a poco si faceva vivo nel mio cuore l'affetto per la maestra fonte di vita con i suoi insegnamenti...Non solo scolastici ma anche pratici...il ricamo, il lavoro a maglia, il disegno,il canto, l'arte, la musica...Quanto l'ho amata e negli anni successivi le scuole elementari non ho mai mancato di andare a trovarla in pensione con mio padre per donarle un fiore ed un mio sorriso. Grazie.

Soffio


Un soffio di aria gelida,

uno solo,

e la debole fiamma dell' amore vacilla.

Luce fioca,

e' vero,

per illuminare le oscure vie

delle nostre anime

perse tra i flutti

del mare della nostalgia.

Lunghi silenzi che

scandiscono il tempo

del nostro cammino,

lunghi silenzi che

scuotono la pace della notte,

lunghi silenzi che

uccidono piu' di una lama tagliente.

Ma nel buio del nostro amore

la mia mano che

cerca il tuo viso.

il mio cuore che

vibra con le tue emozioni,

i miei ricordi che

vivono nelle tue gioie,

le mie paure che

svaniscono con il tuo sorriso.

Nel ritrovato amore che

lentamente ci accompagna

alla fine della bianca strada..



Caterina

NEL MIO MONDO


Nel mio piccolo mondo velocemente avanzano le tenebre.

Nere, cupe, violente si muovono rumorose

e spaventano i miei pensieri.

Sono i fantasmi dei ricordi che confusamente

popolano le mie notti.

Notti insonni e agitate, notti solitarie e paurose, notti silenziose e tristi.

La debole luce dei lampioni che filtra dalla finestra

allunga le ombre fino ai miei occhi.

Scendono lacrime calde a rigare le mie guance fredde.

Mi avete lasciata sola,

sola con il mio dolore, sola con il mio inutile amore, sola con i miei pensieri.

Voi che popolate la mia notte oscura

parlate al mio cuore con parole di pace e di quiete.

Lasciate la luce e la gioia nei miei occhi

per illuminare il nuovo giorno

ed essere felice di aver vissuto

pienamente con il vostro amore.

Caterina